LE VARIAZIONI PIANISTICHE SULL’INNO DI MAMELI (E NOVARO)

Un progetto itinerante senza fine

L’Inno di Mameli è, tra i simboli della patria, sicuramente quello più immediato: basta ascoltarne l’incipit per immergersi immediatamente nelle proprie evocazioni personali, nei propri ricordi o valori, che ognuno vive diversamente, ma che in ognuno sono collegati all’idea di “Italia”. Ma non è stato sempre così: la gestazione dell’Inno di Mameli/Novaro, e la sua “adozione” hanno vissuto una storia romanzata, fatta di passioni, di lutti, e di grandi incomprensioni. Quello che oggi è “L’Inno Nazionale”,  durante il Risorgimento era semplicemente un “Inno Nazionale”: un brano quindi appartenente ad un genere specifico, quello degli inni nazionali italiani, caratterizzato dall’intento patriottico dei testi, a cui tutti i compositori del periodo, incluso Verdi, e se vogliamo fino a Tosti, diedero un contributo.

E fu proprio l’azione di Verdi a far emergere l’Inno di Mameli/Novaro dall’immenso “corpus” a cui apparteneva. Ne parleremo in dettaglio prossimamente, ma possiamo dire che Verdi utilizzò l’Inno di Mameli/Novaro nel suo “Inno delle Nazioni” (1862), in occasione della “Grande Esposizione Mondiale” a Londra, in un evento dai risvolti mondani, per non dire “gossip”, catapultando l’Inno sotto i riflettori della cronaca, in una concatenazione di eventi che, vista l’attuale conformazione del testo normativo, sembra non essere ancora terminata.

Spostandoci verso il punto di vista esclusivamente musicale, la relativa giovinezza dell’Inno di Mameli/Novaro ha reso il suo utilizzo da parte dei vari compositori ancora numericamente limitato: a parte Verdi, i più riusciti esempi sono quelli di Leoncavallo (nell’opera “Mameli”) e di un angosciante Savinio (in un’operetta ispirata al Risorgimento), oltre ad altri che si contano sulle punte di una mano….nulla a che vedere con l’onnipresente “God save the King” usato da Beethoven,  o con la Marsigliese di Berlioz e Debussy…

Il progetto della Federazione Italia Centrale dell’ANVRG di cui si è scritto su Camicia Rossa, si basa proprio su questa considerazione: vogliamo che il nostro inno sia preso come fonte di ispirazione per comporre nuova musica, e invitiamo tutti i compositori, italiani e non, a scrivere variazioni su questo materiale musicale. Sia chiaro: semplicemente consultando il catalogo SIAE possiamo vedere che l’utilizzo dell’Inno non ha mai subito interruzioni, ma vediamo anche che esso è quasi sempre associato al nome dell’autore del testo, lasciando in ombra totale l’autore della musica. Riappropriamoci dunque del nostro inno, a partire quindi dal nome del compositore.

Operazione difficile, se partiamo dal fatto che la versione che tutti hanno nelle orecchie, come afferma il compositore Luigi Verdi, è quella che ascoltiamo negli stadi, e che contiene una serie di cattive abitudini che vanno contro lo spirito del brano e che dovremmo iniziare a conoscere ed a evitare. Attraverso la pubblicazione di queste pagine pianistiche, possiamo dire che ci abbiamo provato. E altre pagine seguiranno nei prossimi numeri di Camicia Rossa.

Iniziamo a pubblicare l’Inno di Mameli/Novaro nella versione di Furio Rutigliano, compositore, arrangiatore, direttore di coro e chitarrista, insegnante di Educazione Musicale e più volte premiato in concorsi di composizione internazionale, tra i quali spicca, appunto, il “Premio Risorgimento” presso il concorso di composizione “Carlo Sanvitale” del 2021, ottenuto proprio con questo brano.